Neorealismo e dintorni

Il film è preceduto da un cartello che recita un monito di sconcertante attualità: "Quando le ideologie si discostano dalle leggi eterne della morale e della pietà cristiana, che sono alla base della vita degli uomini, finiscono per diventare criminale follia. Persino la prudenza dell'infanzia ne viene contaminata e trascinata da un orrendo delitto ad un altro non meno grave, nel quale, con la ingenuità propria dell'innocenza, crede di trovare una liberazione dalla colpa"

 

La trama: nella Berlino sconfitta e distrutta, avvolta in un'atmosfera da incubo e di fame, un tredicenne, Edmund, deve provvedere alle necessità della famiglia, il vecchio genitore ammalato, il fratello maggiore fuggiasco dall'esercito e la sorella che si prostituisce negli ambienti militari alleati. Istigato dal suo vecchio maestro il piccolo Edmund avvelena il padre: i deboli e gli inutili devono essere eliminati affinchè i più forti e migliori si salvino. Colpevole di un assassinio e abbandonato da tutti vaga per le vie distrutte della città; dall'alto del campanile di una chiesa vede la sua casa dalla quale stanno portando via il corpo di suo padre; disperato si getta nel vuoto.

 

Rossellini gira gli esterni nel settore francese di Berlino un istante dopo la fine della guerra; il film è uno straordinario documento storico che testimonia la distruzione della città.

 

 

 

 

 

Germania anno zero (1948)

 

Regia: Roberto Rossellini

E' la terza pellicola della cosiddetta "trilogia della guerra" di Rossellini, dopo Roma città aperta e Paisà, ambientata nella Berlino occupata dagli Alleati, appena un anno dopo la fine della seconda guerra mondiale, e quasi totalmente distrutta dopo sei anni di conflitto.

Considerata una delle vette del neorealismo, il regista utilizza in questo film attori non professionisti; il protagonista è interpretato da Edmund Moeschke, un ragazzino di 11 anni che nella vita si esibisce al circo come acrobata con la famiglia. Sembra che Rossellini lo avesse scelto anche perché gli ricordava il figlio Romano, prematuramente scomparso all'età di nove anni nel 1946, e alla cui memoria il film è dedicato nei titoli di testa.

Foto concesse da Sacwebphoto