Neorealismo e dintorni

Il film è un primo esempio della poetica neorealista di De Sica; il regista racconta le sofferenze delle famiglie, i lutti personali, i problemi interiori e i rimorsi di un gruppo di pellegrini diretti a Loreto, la loro speranza, delusa, della guarigione. In alcune figure c'è l'approfondimento psicologico e sociale che prelude quello che caratterizzerà nel seguito il neorealismo di Cesare Zavattini, qui in una delle prime collaborazioni con De Sica.

Trama e Recensione: [44] "La porta del cielo narra di miracoli. Il primo miracolo, mi sembra, è lo stesso film, portato a termine dopo sette mesi di lavorazione attraverso incredibili difficoltà...  Basterà ricordare che il 3 giugno scorso, mentre a pochi chilometri di distanza si decideva la battaglia per Roma, ottocento tra comparse e tecnici vari erano agli ordini del regista nell'interno della basilica di San Paolo, intenti a girare, dimostrando un disprezzo per la guerra che soltanto Archimede avrebbe condiviso. 'Li avevo chiusi a chiave, racconta De Sica, altrimenti qualcuno scappava'. E ride come di uno scherzo riuscito... Un treno 'bianco' parte alla volta di Loreto col suo carico di infermi. Tra questi un ragazzo, un vecchio commerciante, una ragazza, un pianista, una vecchia domestica, un giovane cieco: tutte persone che tentano il viaggio animati da una segreta  speranza: il miracolo. Vedremo poi che il miracolo non ci sarà, ma tutti avranno trovato in quel pellegrinaggio, al  contatto  con  l'infelicità  altrui,  la  fede necessaria per sopportare la propria... De Sica sa portare nelle sue opere quel tanto di vivo e di osservato, che fa la loro fortuna. Era facilissimo sbagliare questo film trincerandosi dietro la nobiltà dell'assunto: De Sica non l'ha fatto perché è riuscito a rimanere se stesso. Quel bambino che viene issato a braccia nello scompartimento e che sorride scusandosi della sua infermità, quelle giovani  viaggiatrici che sottolineano l'arrivo del treno a Napoli cantando nostalgicamente (come tante volte ci è accaduto di verificare nella realtà), quel sordido vicolo meridionale, la finta allegria del cieco, sono  tutti motivi fermati con occhio sensibile e che fanno la grazia del film, dando verità all'azione, impedendo il fiorire della retorica".

Un interessante e colorito racconto da "dietro le quinte" viene fatto da Christian De Sica [45]: ( Il miracolo ).

Interessante anche l'articolo di Alberto Melloni, "De Sica, il finto film e gli Ebrei salvati", Corriere della Sera, 18 novembre 2008.

 

La porta del cielo (1945)

Regia: Vittorio De Sica

 

 

 

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