Neorealismo e dintorni

Il testimone (1945)

 

Regia: Pietro Germi

 

Il film, opera prima di Germi, è realizzato nel 1945 e proiettato nelle sale agli inizi del 1946. E' prodotto dalla Orbis Film, casa di produzione di estrazione Cattolica.

 

La Trama: Pietro, presunto assassino, sta per essere condannato a morte grazie alla deposizione di un testimone assolutamente convinto della infallibilità del proprio orologio. Ma quando questi si accorge che il suo orologio, come tutte le cose umane, può essere soggetto ad imprecisioni, non più certo della propria deposizione, si affretta a discolparlo, ottenendone l'assoluzione. Pietro, prosciolto  dall'accusa, è rimesso in libertà ma, nonostante egli possa condurre una esistenza tranquilla e felice, è pieno di incubi; la sua coscienza gli rimorde e teme che possa essere nuovamente arrestato; la presenza del testimone, che è stato arbitro della sua vita, lo ossessiona e giunge alla decisione di sopprimerlo. Ma non può attuare il suo proposito e, dopo una crisi interiore, ritorna spontaneamente in prigione per espiare la propria colpa.

 

E' il 1945, anno in cui ufficialmente nasce il Neorealismo. Questo film di Germi si colloca però al di fuori del nuovo modo di rappresentare la realtà; non c'è alcun riferimento alla guerra appena finita, né ai guasti che essa ha prodotto o al contesto politico, sociale o economico che sta per svilupparsi; la delinquenza del giovane Pietro non è motivata da fattori esterni ma è innata nel protagonista. Germi si ispira al cinema poliziesco americano e francese, da cui attingerà ispirazione anche nel film successivo Gioventù perduta; il personaggio Pietro è un "normale" rapinatore ed assassino, un semplice delinquente che ha fatto dell'illegalità una propria scelta di vita; questa figura, banale, è però un fatto nuovo nel cinema italiano di quegli anni, non essendo contemplata nè dal cinema di Regime, nè dal nuovo cinema realista che tende a considerarla un effetto delle disuguaglianze sociali.

Sfumature diverse vanno invece registrate nel film successivo, appena citato: in Gioventù perduta la crisi esistenziale della gioventù è inquadrata nel trauma della guerra appena finita, con una osservazione diretta della realtà italiana; è legittimo trovare tracce di Neorealismo in questa successiva opera.

 

Il finale, in cui si intrecciano delitto, senso di colpa e pentimento, è forse un tributo pagato alla Orbis Film per la produzione del film.

 

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