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La città dolente (1949)
Regia: Mario Bonnard
E’ l’unico film
che, traendo spunto da una storia vera sull’esodo degli Italiani
da Pola, descrive le sofferenze dei profughi istriani costretti
all’esperienza dei gulag, dell’esodo, delle fughe in mare.
La trama:
è già in atto
l’esodo dei cittadini italiani che abbandonano la città di Pola,
assegnata alla Croazia dopo la guerra, per trovare rifugio in
Italia; ma Berto, un operaio meccanico, decide di restare con il
miraggio di diventare il padrone dell’officina dove lavora. E’
un’illusione: i macchinari vengono confiscati dal regime; la
moglie riesce a partire con il figlio che ha bisogno di cure,
aiutata da una funzionaria del regime; Berto viene imprigionato;
riesce ad evadere, tenta la fuga in barca verso l’Italia, ma
viene raggiunto da una raffica di mitragliatrice jugoslava.
Il film non fu mai
diffuso, perché espressione di un neorealismo visto da destra,
politicamente scomodo; questa volta cioè l’oppressore non è il
fascista, l’uomo “di destra” come nei film classici del
Neorealismo, ma il regime comunista di Tito “di sinistra”.
Il film è quasi
contemporaneo all’accadere degli avvenimenti che descrive e si
avvale della collaborazione di alcuni nomi illustri: alla
sceneggiatura partecipa Federico Fellini e la fotografia è di
Tonino Delli Colli. Le scene sono ricostruite in studio o girate
in esterni e sono collegate ed inframezzate durante il montaggio
con scene realizzate per documentari del tempo sull’esodo degli
Istriani; quindi scene girate dal vero che danno al film
l’impronta caratteristica del cinema neorealista; tra queste
immagini alcune famose come l’imbarco dei profughi con le loro
masserizie sulla nave “Toscana”, messa a disposizione del
Comitato Esodi del Governo Italiano.
E’ stato scelto
tra i 100 film da salvare, iniziativa nata all’interno della
Mostra del Cinema di Venezia, con l’intento di individuare le
pellicole più idonee a rappresentare la memoria collettiva del
paese.
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