Neorealismo e dintorni

 

Locandina 33x70

 

 

 

 

Foto 35x50

Prima comunione (1950)

 

Regia: Alessandro Blasetti

 

La trama: è la mattina di Pasqua; il commendator Carloni, benestante proprietario di una pasticceria, apprende che il vestito per la prima comunione di sua figlia Anna non è ancora arrivato. Non c’è tempo da perdere, tra poche ore in Chiesa ci sarà il vescovo a officiare la cerimonia; Carloni decide di andare lui stesso dalla sarta a ritirarlo. Quando arriva il vestito è pronto, manca solo l'etichetta, pochi minuti ancora; Carloni sbuffa, ma aspetta che il lavoro sia finito. Sulla via del ritorno gli capitano una serie di imprevisti: l'automobile si guasta, un taxi gli viene portato via sotto il naso, infine nell'autobus litiga con un passeggero e scende per picchiarlo. Il pacco col vestito viene affidato ad un passante, un povero zoppo, scambiato per il giornalaio, e quando la rissa è finita, lo zoppo e il pacco sono spariti. Carloni torna a casa ed ogni tentativo di trovare un altro vestito si rivela inutile. Amareggiato e furente il commendatore ha perso ogni speranza, ma all'ultimo momento il miracolo: arriva lo zoppo col vestito; dall'etichetta è riuscito a risalire alla sarta e di conseguenza al cliente. Tutto si conclude felicemente.

 

Nonostante il soggetto e la sceneggiatura siano di Cesare Zavattini e il film sia "...zavattiniano in ogni fotogramma..." [23], il movimento neorealista non ha, per lungo tempo, riconosciuto come proprio questo film per il tema trattato ritenuto leggero, poco impegnativo ed etichettandolo di neorealismo rosa. In realtà gli elementi di realismo sono molteplici: innanzitutto le tecniche di ripresa, imparziali nel racconto della realtà e dei suoi rapidi mutamenti, come se la macchina da presa fosse libera di seguire e mostrare i protagonisti impegnati ad assicurare un lieto fine alla vicenda; ci sono parenti e amici ritratti nei loro momenti più intimi e più veri; c'è anche tutta l'umanità dei personaggi incontrati per strada e sull'autobus, durante il rocambolesco rientro a casa del commendatore, ciascuno con i propri tic. C'è inoltre un sincronismo temporale quasi perfetto tra lo svolgersi della vicenda, poche ore nell'arco di una mattinata, e la durata del film; caratteristica questa che dà allo spettatore la sensazione di assistere in diretta alle peripezie del commendator Carloni. La trama, anche se circoscritta ad una vicenda familiare, è uno spaccato della società italiana dei primi anni '50; non più scene di povertà e di desolazione, ma quelle di un modesto ambiente piccolo borghese, con i primi elementi di benessere e di ricostruzione familiare, che da una parte subisce ancora disagi, retaggio della guerra, dall'altra ha l'ansia di ritrovare una normalità che ancora fatica ad arrivare: l'abitazione del protagonista, non un uomo qualunque ma un "commendatore", anche se vuole apparire pretenziosa, è in realtà sobria e modesta, in un anonimo caseggiato, il vestire è più ricercato, ma solo perchè è un giorno di festa, l'acquisto di un'auto è un avvenimento per l'intero vicinato, il vestitino della comunione fatto su misura da una sarta è un segno di distinzione, ma che fatica raggiungerla dall'altra parte della città...: un viaggio pieno di incognite!