Neorealismo e dintorni

Il regista, ispirandosi ad un fatto di cronaca (una rapina ad una camionetta che trasportava i soldi di una fabbrica milanese), concentra in questo film, che può essere considerato la sua opera prima, tutta una serie di tematiche a lui particolarmente care:

- innanzitutto quella del connubio tra l'uomo e la terra con l'ambientazione della vicenda in una cooperativa agricola; la simbiosi è già evidente sin dalle prime scene,  con l'alternanza di riprese tra primi piani dei protagonisti e panoramiche sui paesaggi contadini della bassa padana;

- quindi la caratterizzazione dei fuorilegge, criminali nazi-fascisti, la cui sconfitta finale vuole essere, per il regista, la perfetta metafora della lotta tra partigiani e fascisti che caratterizzò la liberazione dell'Italia;

- c'è poi l'amore del regista per i film gangster e i western di influenza statunitense;

- ancora la forza della solidarietà e amicizia tra gli uomini, certamente retaggio della Resistenza vissuta dal regista, quella solidarietà che induce i contadini a reagire come un corpo unico ferito al furto subito, e quell'amicizia che induce al perdono e alla redenzione dell'amico Alberto, ex compagno di prigionia; collegato a questo il tema dei reduci e dei problemi di reinserimento che ad essi si collegavano: è ancora il personaggio di Alberto a rappresentare con la sua vicenda personale i rischi che, soprattutto a causa della mancanza di lavoro, correva nell'immediato dopoguerra chi era stato per anni lontano dalla patria, spesso andando incontro a inenarrabili sofferenze;

- e infine c'è la donna e la sua sensualità; la scena in cui la Gioi a torso nudo fa la doccia e recita un’intera scena così abbracciata a Checchi deve avere, in quegli anni, fatto molto scalpore. Proprio sull’attrazione erotica De Santis manifesta il suo pensiero: ".. tutti i miei colleghi del cinema neorealistico non hanno tenuto in debito conto, secondo me, quello che è, nella nostra vita di tutti giorni, l’elemento che cambia anche la vita di una persona, cioè il rapporto tra uomo e donna, quindi il sesso, e quanto poi il sesso influisca su questa o quella avventura, su questa o quella vita di tutti i giorni... Io sentivo che c’era questa forte mancanza, che c’era questo vuoto, e credo che il mio cinema abbia riempito questo vuoto".

Un film, quindi, molto complesso e ricco di suggestioni che richiama la dimensione collettiva della lotta di classe contro ogni velleità individualistica: sono le masse le sole protagoniste in grado di rigenerare una nazione in ginocchio, grazie alla forza dei propri valori e della propria organizzazione. Il film è uno dei pilastri del cinema Neorealista italiano.

 

 

 

 

Caccia tragica  (1947)

Regia: Giuseppe De Santis

 

 

Il film, realizzato con i contributi dell'Associazione Nazionale Partigiani, mostra la situazione precaria delle cooperative agricole della bassa padana (il film fu girato nelle valli di Comacchio) strette tra debiti, padronato che le considera alla stregua di concorrenti abusivi e criminalità.

Il pretesto narrativo è una rapina ai danni di una cooperativa messa in atto da criminali unitisi a reduci di ex fascisti e nazisti. Segue la lunga caccia dei fuorilegge in fuga e infine la cattura dei rapinatori in combutta con due padroni, i mandanti della rapina, creditori dell'odiata cooperativa.

 

 

La Trama: il camion sul quale viaggiano Michele e Giovanna, sposati di fresco, e il ragioniere di una cooperativa agricola incaricato di portare in sede quattro milioni, viene assalito da banditi che uccidono l'autista e il ragioniere, rubano il denaro e portano via, come ostaggio, Giovanna. Della banda fanno parte Alberto, compagno di prigionia di Michele, e la sua amante Daniela, una ex collaborazionista. I contadini della cooperativa s'uniscono immediatamente ai carabinieri nel dar la caccia ai malfattori; costoro finiscono col rifugiarsi in un edificio, già sede di un comando tedesco, dove vengono assediati. Il terreno intorno è stato minato dai tedeschi e Daniela vorrebbe far esplodere le mine, uccidendo così tutti gli assedianti: per impedirglielo Alberto l'uccide. Catturati i fuorilegge, i membri della cooperativa si riuniscono per giudicare Alberto; un breve processo popolare di fronte ai contadini che lo assolve per ricondurlo sulla retta via.

 

 

 

 

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