Anna Magnani

Nella città l'inferno (1959)

Regia: Renato Castellani

 

 

 

Locandina 33x70

 

 

 

Foto 50x70

 

La Trama: Accusata ingiustamente di complicità in un furto, Lina (Giulietta Masina), giovane domestica, viene incarcerata. Il brutale contatto con il triste ambiente e con la tragica umanità che affolla la prigione atterrisce la ragazza che, però, poco a poco, grazie alla protezione un po' bonaria e un po' canzonatoria di Egle (Anna Magnani), una recidiva, riesce a rassegnarsi alla propria sorte. Egle, che ad una prepotente vitalità unisce una lunga, amara esperienza della vita, della quale ella si compiace, esorta la ragazza a "farsi furba" per adeguarsi alla realtà della vita, e quando Lina, la cui innocenza è stata riconosciuta, lascia il carcere è ormai una donna trasformata. Rimasta in carcere, anche Egle è destinata a subire una trasformazione altrettanto profonda: ritornata in carcere Lina, ormai donna "di vita", spavalda e beffarda, entra in conflitto con Egle che la rimprovera adesso per aver buttato via la sua vita; inoltre il contatto con Marietta (Cristina Gajoni), una giovane romantica, che aspira con tutte le forze alla salvezza e alla redenzione, scuote l'animo di Egle che si ripromette di cambiare vita una volta tornata in libertà.

 

Ancora una volta il personaggio della Magnani è una donna forte e volitiva che, con prepotenza e sfrontatezza, detta i comportamenti di tutte le altre detenute, sovrastando persino l'autorità delle monache preposte alla gestione dell'istituto (le Mantellate di Roma). Ma poi avviene un fatto inaspettato; due donne si contrappongono e si riflettono in Egle: la Lina trasformata e Marietta, ciò che Egle era, e che adesso vede trasposto in un'altra persona, e ciò che avrebbe voluto essere. E' uno scontro interiore che si risolve con l'anelito ad uscire dalla disperazione che la vita del carcere simboleggia e a redimersi.

Il film è tratto dal romanzo "Roma, via delle Mantellate" pubblicato nel 1953 da Isa Mari e basato su una personale esperienza dell'autrice che per motivi politici era stata rinchiusa in quel carcere. Esso però si differenzia alquanto dal testo letterario che è caratterizzato da un andamento corale, senza vere e proprie protagoniste; il regista inserisce nella vicenda il personaggio di Egle che con la propria metamorfosi materializza il principio di rieducazione del condannato alla base dell'ordinamento penitenziario.