Anna nasce a Roma nel
1908, figlia di una donna
romagnola, Marina Magnani, e di un uomo di origine calabrese che non
conobbe mai. Poco dopo la sua nascita sua madre si trasferisce ad
Alessandria d'Egitto e la bambina rimane a Roma affidata alla nonna e
alle sue cinque zie. Frequenta il liceo e studia pianoforte. Nel 1927 si
iscrive alla scuola di recitazione Eleonora Duse (che diventerà
successivamente l'Accademia d'Arte Drammatica) presso l'Accademia di
Santa Cecilia. Il suo soprannome è 'Nannarella'. Qualche anno dopo entra a far parte della
compagnia teatrale diretta da Dario Niccodemi, e successivamente passa
alla rivista con i fratelli De Rege. Anna prosegue la sua carriera
artistica dividendo il palcoscenico con artisti quali Ave Ninchi e Gino
Cervi. Nel 1934 esordisce nel cinema con una piccola parte in "La
cieca di Sorrento" di Nunzio Malasomma. Nel 1935 sposa il
regista Goffredo Alessandrini col quale recita in "Cavalleria"
nel 1936. Fa teatro di rivista con Totò e nel 1941 Vittorio De
Sica in "Teresa Venerdì" sa far emergere le sue capacità
comico-satiriche. Nel 1942 lascia il marito, innamorata del giovane
attore Massimo Serato,
dal quale ha il figlio Luca con cui l'attrice avrà sempre un rapporto
molto esclusivo. L'approdo al cinema avviene negli anni del
fascismo, nel periodo dei cosiddetti Telefoni bianchi, in cui le donne
sono generalmente considerate alla stregua di soggetti marginali, e anche
la Magnani dovrà adattarsi a ruoli che non mettono in piena
valorizzazione il suo talento artistico; è il periodo di "Finalmente
soli" (1942), "Campo de' fiori" con Aldo Fabrizi,
"La vita è bella", "L'ultima carrozzella"
ancora con Aldo Fabrizi (1943); in alcune sue interpretazioni è la popolana istintiva, sempre scarmigliata,
che raggiunge fama internazionale e il suo primo Nastro d'argento
qualche anno dopo, nel 1946, con il personaggio di Pina in "Roma
città aperta" di Roberto Rossellini; con il regista l'attrice si
è legata sentimentalmente dopo aver interrotto la relazione con Massimo
Serato. Il film la consacra come simbolo del nascente Neorealismo ed
icona vivente di tutte le donne d'Italia, volitive e decise a combattere
ogni sopruso, femminista ante litteram, come il personaggio di Angelina
in "L'onorevole Angelina" di Luigi Zampa del 1947.
E' questo un periodo di feconda attività per l'attrice: "Abbasso
la miseria" (1945) di Gennaro Righelli, "Il bandito"
di Alberto Lattuada e "Avanti a lui tremava tutta Roma" di
Carmine Gallone del 1946, "Molti sogni per le strade"
(1948) di Mario Camerini. Sempre del '48 è l'ultimo film in cui è
diretta da Rossellini: "L'amore". |
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