Della commedia teatrale è stato scritto:

 

"I tre atti del Gherardi sono piaciuti battuta per battuta. Sono pensati con finezza e scritti con sottile sensibilità, con attenta scelta delle parole, con un cauto e trepido uso dei silenzi, con sobrietà di espressione. La malinconia che li ispira è nascosta da frequenti e spontanei sorrisi; ma anche nei momenti più gai, brilla sempre il tremolar d'una lacrima. Dolce e mite lacrima che si dissolve subito, perché il dolore non esplode mai in parole acri e la gioia non prorompe dai cuori di questi personaggi con la festosità delle sonagliere. Tutto è contenuto in un timido riserbo, eppure ogni cosa appare manifesta come se fosse urlata alle cantonate" [Renato Simoni, 'Corriere della Sera' 1933-34 ?].

 

Critica al film:

"E' il destino dei successi teatrali, ... di non poter aspirare ad essere dei successi cinematografici. ... La sentimentale ironia e il dolce filosofare in sordina dei personaggi, che facevano il pregio della commedia, nel film sono andati quasi perduti ... La regia di Mattoli è un po' stanca e la recitazione pure: De Sica è il migliore " [S. De Feo, 'Il Messaggero', 6/3/1937]