Le mutande della censura

Da La Stampa del 23 marzo 1976:

 

Assolto il manifesto del film di Nasca

 

Il manifesto pubblicitario del film "VERGINE E DI NOME MARIA" che era stato sequestrato (più che per l'immagine riprodotta per il titolo) non vilipende la religione dello Stato e quindi i suoi stampatori sono stati assolti dal tribunale.

Il sequestro era avvenuto alla fine di settembre (1975, n.d.r.) per ordine del Procuratore della Repubblica di Bari, su segnalazione di una ispettrice della polizia femminile. Il cardinale Poletti, Vicario di Roma, aveva aspramente criticato il manifesto sull' "Osservatore romano" ritenendo il titolo del film sacrilego e blasfemo per "l'accostamento a colei che non solo per i cattolici romani, ma anche per i cristiani di tutti i paesi del mondo, è la più venerata creatura".

VERGINE E DI NOME MARIA ritornerà in circolazione probabilmente all'inizio della prossima stagione, ma con un altro titolo perchè quello contestato è stato adesso bocciato dai distributori che non vogliono correre il rischio di nuove grane. Il nuovo titolo sarà: Per caso, per vizio, o per magia.

 

La Trama: Tra i baraccati meridionali a Torino, una giovane orfana è incinta. Si diffonde la voce che sia opera dello Spirito Santo e sorge un vero e proprio commercio del "miracolo".

Il regista indaga sul rapporto tra religione e profondo Sud italiano con un'attenzione seria al sottoproletariato e alla sua superstiziosa subcultura.

Il film sarà ridistribuito dopo alcuni tagli con il nuovo titolo: MALIA, VERGINE E DI NOME MARIA.

 

 

 

 

  

Vergine e di nome Maria

 

Anno 1975 - Regia: Sergio Nasca

 

 

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