Neorealismo e dintorni

La trama: Paolo, partito per la guerra all'inizio del conflitto, dopo alcuni anni di prigionia nei campi inglesi in India, ritorna a casa dove ritrova il figlio e la moglie Patrizia. Trova anche un simpatico vicino, un professore di filosofia, saggio commentatore di amare vicende, passate e presenti, nell'Italia dei primi anni del dopoguerra. In casa la normalità sembra così riprendere lentamente il proprio corso, finché un giorno la moglie viene arrestata con l'accusa di omicidio. La verità viene presto a galla: la vittima è un oscuro personaggio, facoltoso e potente; nel periodo delle guerra, Patrizia si era prostituita con questo uomo per salvare il figlio gravemente malato, e costui, avendola rivista, avrebbe voluto riprendere la relazione minacciandola di raccontare tutto al marito. Incontratasi con l'uomo Patrizia, nel tentativo di difendersi, l'aveva ucciso. Il marito, pur aiutando la moglie, che viene assolta, vorrebbe lasciarla, essendo incapace di superare il tradimento subito. Sarà allora il commosso discorso dell’amico professore a convincerlo che è tempo di perdonare, comprendere e “ricostruire” l’edificio dei propri affetti familiari gravemente “lesionato”.

 

Siamo alla vigilia del Neorealismo ufficiale e Mario Mattoli, che diverrà nel seguito autore di commedie brillanti, ci propone un dramma sentimentale calato nell'atmosfera dell'immediato dopoguerra, affrontando tematiche che risulteranno care al Neorealismo: l'inserimento nella società civile di chi è tornato dalla guerra, ancora più difficile per chi proveniva da campi di prigionia (ma di questo in quegli anni non c'era consapevolezza) e la condizione di chi è rimasto a casa, le donne, e si è dovuto barcamenare tra mille difficoltà, che, a guerra finita, continuano ad avere strascichi e conseguenze.

Il film non esprime un giudizio politico sul passato ma trae spunto da una vicenda, dal sapore verosimile, per guardare al futuro in maniera complessivamente ottimistica, descrivendo un popolo che si appresta a ricostruire la propria esistenza sulle rovine esteriori ed interiori generate dal conflitto.

E’ un lavoro pregevole che non ha trovato alla sua uscita la giusta risonanza probabilmente perché parla del dramma dei reduci (argomento imbarazzante per le forze politiche di allora e per tanti anni a seguire), ed allude con coraggio ai guasti della presenza americana, che i film contemporanei sulla resistenza esalteranno invece in modo acritico; in definitiva un film "moderato" che non poteva non ricevere una stroncatura da parte della critica neorealista. Nonostante nel 1945 venga accolto da un buon successo e risulti il terzo film per incassi (dopo Roma città aperta e Partenza ore 7), viene presto dimenticato.

La vita ricomincia (1945)

 

Regia: Mario Mattoli

 

 

 

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